- I MARTIRI DI OTRANTO
La Serenissima Venezia aspirava reprimere la supremazia degli Aragonesi. Lorenzo il Magnifico, signore di Firenze aveva l’obbligo di risarcire il denaro dovuto per l’affidamento di un imputabile della congiura dei Pazzi. Pertanto, il sultano Ahmed Pascià trovò terreno fertile per l’espugnazione della città di Otranto. Un implicito accordo che costò la vita a 800 cristiani ai quali fu recisa la testa sulla collina dei testimoni della fede. Il giorno 28 di luglio dell’anno 1480 la città di Otranto venne aggredita dall’armata navale saracena composta di centocinquanta feluche capeggiata dal comandante supremo della flotta militare dell'impero ottomano Gedik Ahmed Pascià e centomila turchi. Ma le truppe aragonesi dislocate a difesa del borgo ripiegarono non essendo riuscite a fronteggiare l'ondata turca; e l'11 del mese di agosto una moltitudine di pirati dalla spada a lama ricurva dell’ecumene musulmano poté pertanto raggiungere l’area civica di Otranto, ch'era stata protetta fin lì dall’ardua ed eroica resistenza dei soli abitanti comandati dal capitano Francesco Zurlo. Per tre lunghi ed interminabili giorni la strage imperversò in modo atroce ; illustri cittadini vennero trucidati, ed anche il vescovo Stefano Pendinelli, e l’Arcivescovo Stefano Agricoli furono privati della vita in modo violento insieme ai sacerdoti sull’altare della chiesa madre. Il 14 di agosto Ahmed Pascià dispose di radunare tutti gli uomini di sesso maschile scampati alla strage d'età superiore ai quindici anni con l’ingiunzione all’abiura della propria fede ed abbracciare l’Islam, altrimenti subire la condanna del taglio della testa. Ma gli ardimentosi cittadini replicarono che dopo essersi battuti per la patria, ora lo avrebbero fatto per la fede in Cristo. Cinquanta ostaggi per volta, furono condotti sulla collina della dea Minerva, oggi detta dei Martiri dove la spada dell’Islam si abbatté sulle loro teste. I martiri di Otranto furono beatificati da Papa Clemente XIV nel 1771 e santificati nel 1983. Il 7 febbraio 1481, il conte di Conversano Giulio Antonio Acquaviva d’Aragona Duca d’Atri e Teramo conoscitore delle arti belliche, decise di fronteggiare gli ottomani numericamente di gran lunga superiori, con il sostegno di valorosi condottieri, tra gli altri i nobili Giovanni da Cremona, Giovani Francesco Monti, il conte Giovan Battista delli Franci da Napoli capitano di Cavalleria, Matteo di Capua conte di Palena, colonnello delle schiere aragonesi, Giovanni Piccinino da Prato e Alvise Gentile che guidava la retroguardia. La loro strategia non prevedeva un attacco in campo aperto ma tramite agguati. Presero d’assalto una guarnigione turca, mettendola in fuga ma commisero l’errore di inseguire i fuggiaschi fino alle prossimità di Otranto. Ahmed Pascià progettò dunque una trappola che avrebbe respinto l’esercito aragonese, annientandolo quasi del tutto con ingenti perdite. Lo stesso Giulio Antonio Acquaviva sbalzato di sella ebbe recisa la testa. Il conte Giovan Battista delli Franci, impavido, morì valorosamente pugnando contro i Turchi, e il conte di Conversano, morto in singolar tenzone. A luglio dello stesso anno da Napoli l’armata navale del reame spiegò le vele capitanata da Galeazzo Caracciolo, mentre Alfonso di Calabria, futuro monarca, da Napoli avanzò con la sua armata verso Otranto. Tredici mesi dopo il massacro, il 13 ottobre 1481 la cittadella di Otranto venne affrancata dei saraceni, e i cadaveri dei testimoni della fede cristiana rinvenuti integri, furono trasportati nella chiesa Madre ed alcuni a Napoli nella chiesa di Santa Caterina a Formiello. Fonti Storiche in possesso di Benito Iezzi Massalubrense (1) Giovan Battista delli Franci. Alla pagina 60 dei : “ Discorsi postumi del Signor Carlo de Lellis di alcune poche nobili famiglie”. Del Dottor Domenico Conforto. In Napoli Nella Stamperia di Antonio Gramignani 1701. Con licenza de' Superiori.) (2) Bibl. Nazionale Palazzo Borbonico. Napoli. (3) Archivio Storico della Zecca. Napoli. (4) Saggio Istorico della Presa di Otranto e strage de' santi martiri di quella città successa nel 1480 sotto a Acomat Bassa' e della recuperazione di essa sotto fedelissimi auspci d'Alfonso d'Aragona. Opera di Francesco d'Ambrosio sacerdote salentino da Castiglione, accademico porticese. Dedicato al merito grande dell'eccellentissimo signore D. Lorenzo Brunassi duca di san Filippo e marchese di Martano e Calimera & c. In marzo MDCCLI. (1751) Presso Giuseppe de Bonis. Col permesso de' Superiori.
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