Dopo le guerre combattute nelle Fiandre, nel Portogallo, nell'Olanda; dopo le rivolte di Napoli e di Messina, l'una detta di Masaniello e l'altra dei Merli e dei Malvizzi, mentre che i travagliati popoli, per le paci dei Pirenei e di Ninega, cominciavano a sperare un riposo ai tormenti delle guerre e delle rivoluzioni, che avevano affrante varie generazioni di uomini, la morte di Re Carlo II di Spagna, avvenuta il 1° novembre del 1700, immerse nuovamente l'Europa in altre turbolenze e guerre. Carlo II ultimo re della stirpe Austro-Spagnuola, fondata dall'Imperatore Carlo V, morto senza prole, contrariamente ai patti di famiglia, con suo testamento elesse a successore di tutti i suoi Stati il Duca D'Angio', secondogenito del Delfino di Francia. Luigi xiv di Francia, forte delle ragioni testamentarie e secondato dai ministri spagnuoli e dai vicere' dei vari stati della Monrchia, fece proclamare re di Spagna e suo dipendente, il nipote di lui, sotto il nome di Filppo V. Intanto l'Imperatore d'Austria Leopoldo, capo del ramo secondogenito e quindi chiamato alla successione per la verificata condizione dei patti di famiglia, che faceva subentrare il ramo secondogenito, nel caso di estinzione del ramo regnante, vista la proclamazione di Filippo V, appresto' gli eserciti per decidere la questione con la sorte delle armi. In quel rincontro di cittadini del reame di Napoli si divisero in fazioni, parteggiando taluni per Francia e taluni per Austria. La maggior parte dei nobili, i piu' intelligenti tra' i civili, allettati dalle promesse di Cesare, che assicuro' dichiarar Napoli regno autonomo ed indipendente, congiurarono in pro' d'Austria. Il popolo, memore della opposisione fatta in suo danno dai nobili e dai baroni, ai tempi di Masaniello, non volle far causa comune con essi loro e si tenne neutrale. Questa Congiura detta di Macchia, dal nome del capo di essa, Don Giacomo Gambacorta, principe di Macchia, per isvelato disegno, per la consueta ambizione dei partiti, per astinenza del popolo, riusci' improduttiva di effetto, ed ebbe per soli risultati condanne di morte, di carcere, di esilio,di confische e distruzione di parte rilevante dell'Archivio Regio della Zecca a Sant'Agostino, dove importantissimi documenti di storia patria andarono irrimediabilmente distrutti. Le descritte turbolenze ebbero il loro riscontro anche nella penisola sorrentina, e fra' quei cittadini vi fu' chi parteggio' per Austria, e chi per Francia. In Meta fra coloro che assecondarono il movimento a favore dell'Austria, segnalossi Antonio De M., giovine colto, di sensi animosi ed appartenente ad antica ed onorata famiglia di Meta. Convinto di operare per il meglio della sua patria, prese parte attivissima con quei di Napoli nella Congiura del principe di Macchia e fu' dannato alla pena dell'esilio. . . Notizie tratte da G. C. Avarna
Storia dei Siti della Regione Campania. Leggende. Archeologia. Genealogie. Araldica. Eroi peninsulari. Aneddoti. Botanica. Scritti vari. Musica. Personaggi emblematici della penisola sorrentina nel Tempo e qual dir si voglia argomento interessante ed educativo.
domenica 20 febbraio 2011
martedì 15 febbraio 2011
GIAMBATTISTA DE CURTIS NAPOLI, 20 LUGLIO 1860 - 15 GENNAIO 1926
Primo dei sette figliuoli del pittore Giuseppe, e fratello del celebre musicista Ernesto, col quale scrisse " Torna a Surriento ". Amo' Sorrento e passo' gran parte della sua vita in detta Citta' - da Lui entusiasticamente cantata in un gran numero di canzoni alloggiando all'Hotel Tramontano. . . Ettore de Mura.
ERNESTO DE CURTIS NAPOLI, 4 OTTOBRE 1875 - 31 DICEMBRE 1937
Pronipote di Saverio Mercadante per parte materna. Si guadagno' le lodi di Giacomo Puccini. Scrisse canzoni e romanze che andarono a far parte del repertorio di Beniamino Gigli. A giustificare la sua celebrita' basterebbe la sola " Torna a Surriento " che a distanza di oltre 60 anni, è ancora oggi richiesta e cantata in tutto il mondo. . . Ettore de Mura.
giovedì 10 febbraio 2011
HISTORIA: LEGGENDA DELLA CAMPANA DEL CAPO CAMPANELLA DI SORR...
HISTORIA: LEGGENDA DELLA CAMPANA DEL CAPO CAMPANELLA DI SORR...: "Gaetano Canzano Avarna racconta : ' Non è scorso ancora un secolo dacchè i cittadini della Citta' di Massa Lubrenze di Termini, e di M..."
LEGGENDA DELLA CAMPANA DEL CAPO CAMPANELLA DI SORRENTO
Gaetano Canzano Avarna racconta : " Non è scorso ancora un secolo dacchè i cittadini della Citta' di Massa Lubrenze di Termini, e di Monticchio, della Nunziatella ed altre contrade di quei contorni, , il 14 febbraio di ogni anno, giorno sacro a Sant'Antonino eccelso patrono di Sorrento, intraprendevano un festivo pellegrinaggio diretti al Capo Campanella, alternando lungo il tragitto dolci canti sacri che si disperdevano nella solitaria e mite campagna. Era credenza che ivi nel detto giorno si udissero i rintocchi di una campana, che risalivano dal fondo del misterioso mare delle Sirene, e tanto piu' vibrati si avvertivano questi rintocchi, quando piu' agitate erano le onde del mare. Tra' gli avvenimenti piu' memorabili della storia di Sorrento, vi è indubbiamente l'infausta invasione dei Turchi Saraceni dell'anno 1558, ed'è tradizione che fra' le depredazioni perpetrate dai pirati in quel tristissimo rincontro, si annovera la Campana Massima della chiesa di Sant'Antonino, che con tutto i bottino, ed i prigionieri, fu recata sulle galere e destinata ai mercati del Medio Oriente. Narrasi dunque che quando le galere turchesche si allontanarono dalla costa sorrentina , nell'atto che tutte le altre prendendo il vento sotto il Capo Campanella navigavano velocemente, solo quella che teneva sul suo bordo la campana di S.Antonino, nè per forza di remi, nè per muover di vele poteva superare il detto Promontorio. Ritentata la rotta col variar di manovre e di bordate, mentre la nave si mostrava obbediente e cedevole in ogni altro sito, giunta in quel punto, rimaneva immobile, non altrimenti di come fosse trattenuta da un'ostacolo sottomarino o da una forza sovrannaturale. Intanto le altre galere già si perdevano di vista all'orizzonte mentre questa della campana inutilmente si affaticava a guadagnare il suo corso, sicchè il dispetto da prima, poi lo sgomento, allorchè vedendosi isolata da tutte le altre, invase l'animo dell'intera ciurma dei masnadieri. A seguito di molti espedienti invano eseguiti, alla fin fine i pirati decisero di alleggerir la barca del suo carico e, com'era naturale, il primo oggetto che tuffarono in mare fu' la grossa e pesantissima campana. Appena essa fu' precipitata nel mare, si vide la galera turca solcare le onde con tale rapidita' da parere che la forza di tutti i venti riuniti la scacciassero dalle sponde di Sorrento. Una pietosa tradizione accerta che per moltissimi anni quella campana nel giorno medesimo che la Chiesa solenizza la festa del Santo, faceva sentire i suoi rintocchi a grande distesa risalenti dal fondo del mare, e le devote popolazioni accorrevano per udire la Campana del Capo Campanella. . . . Presentato da Alfonso Maria delli Franci
martedì 8 febbraio 2011
HISTORIA: IL BRACCIO DELL'IDOLO - LEGGENDA SORRENTINA
HISTORIA: IL BRACCIO DELL'IDOLO - LEGGENDA SORRENTINA: "Si legge in antiche scritture che al principio del secolo XII, nella Via detta di San Paolo a Sorrento, sorgesse un tempio pagano invaso da ..."
IL BRACCIO DELL'IDOLO - LEGGENDA SORRENTINA
Si legge in antiche scritture che al principio del secolo XII, nella Via detta di San Paolo a Sorrento, sorgesse un tempio pagano invaso da fantasmi ed orribili demoni. In illo tempore, Sergio II., duca di Sorrento, descritto negli annali della storia quale uomo risoluto e di grande coraggio, decise una notte da licantropi d'inverno di assicurarsi personalmente di quale verita' vi fosse, al dire del popolo, e di cosa realmente avvenisse nel vetusto luogo sacro. Ordunque, si legge che Sergio, pronto e risoluto, avanzando ed intento ad entrare nell'arcaico luogo sacro si avvicinasse all'Ara sacrificale, notando che l'interno della casa del Dio Pagano era illuminato da un intenso chiarore che in breve divenne accecante; poi divenne buio; d'improvviso, Sergio vide l'esalare di un leggero vapore che assunse le forme di candide fanciulle unite per mano e che tosto intrapresero una lenta danza in tondo, fino a divenire una danza rapida che induce alla pazzia. In quel tempo che sembro' interminabile, il cerchio mortale ando' stringendosi sempre piu' mentre i candidi volti delle angeliche fanciulle si tramutarono in maschere spaventevoli dagli aguzzi denti e dagli occhi lampeggianti e serpeggianti lingue di fuoco. Allora Sergio, ormai intrappolato in quella danza infernale, avverti' i sintomi di un profondo malessere vedendosi preso da un mortale torpore. Ma, gli Dei, sono benevoli verso gli audaci, ed allora Sergio vistosi ormai perduto, con lo sforzo sovrumano che nasce dall'uomo nell'estremo pericolo, non indugio', e sguainando la spada tronco' il braccio ad'uno degli infernali fantasmi, rompendo cosi' l'incantesimo e prender la via della fuga. All'albeggiare, con grande meraviglia, alcuni popolani si accorsero che uno degli idoli aveva un braccio rotto. Si racconta che il Vescovo Barbato con un'esorcismo cacciasse gli spiriti maligni dal tempio consacrando quest'ultimo ai Santi Felice e Bacolo. . . presentato da Alfonso Maria delli Franci
lunedì 7 febbraio 2011
HISTORIA: IL SOVRANO E IL PIRATA ( ANEDDOTO STORICO )
HISTORIA: IL SOVRANO E IL PIRATA ( ANEDDOTO STORICO ): "Alessandro il Grande rimproverava un pirata per la sua professione; ma questi prontamente rispose: - Faccio il pirata perc..."
IL SOVRANO E IL PIRATA ( ANEDDOTO STORICO )
Alessandro il Grande rimproverava un pirata per la sua professione; ma questi prontamente rispose: - Faccio il pirata perche' ho un vascello solo; se avessi una flotta sarei un conquistatore.
HISTORIA: "SAN PIETRO ARRIVA IN NAPOLI E FORSE ANCORA IN SOR...
HISTORIA: "SAN PIETRO ARRIVA IN NAPOLI E FORSE ANCORA IN SOR...: "' ... Or essendo certissimo che San Pietro venne in Napoli,è anche probabile, che abbia Egli predicato il Vangelo nei luoghi circonvic..."
"SAN PIETRO ARRIVA IN NAPOLI E FORSE ANCORA IN SORRENTO"
" ... Or essendo certissimo che San Pietro venne in Napoli,è anche probabile, che abbia Egli predicato il Vangelo nei luoghi circonvicini,e soprattutto in Sorrento, citta' famosa in quell'epoca per i templi rinomatissimi di Minerva, di Apollo, e di Ercole, nei quali concorrevano persino da Roma Quiritaria illustri personaggi ad offrire sacrifici. Questo concorso di falsi adoratori doveva impegnare l'Apostolo a recarsi in quella citta' per distruggervi l'idolatria, e sostituirvi l'antica credenza. Se cio' è vero, possono ben gloriarsi i sorrentini di aver ricevuto il Vangelo dallo stesso Principe degli Apostoli; poiche' è certo, che nemo alius Italiam, Campaniamque peragravit ex Christi discipulis ante Petrum, o come piu' diffusamente scrive Francesco de Magistris: clare patet, quod multos annos ante advenctum Sancti Pauli erant christiani Neapoli, Puteoli, Surrento, et in multis aliis locis vicinis Neapoli, qui exemplo Neapolitanorum fuerint facti christiani a Divo Petro. Quindi si rende verosimile la costante tradizione dei sorrentini, che San Pietro abbia predicato fuori le mura della loro citta' in quel luogo, che prima dicevasi Sanctus Petrus inventus, ed ora volgarmente San Pietro a Mele. ( sotto il Monte ) Ivi era un'antica cappella diruta, ma tenuta in somma venerazione, la quale fu' fatta restaurare dall'Arcivescovo Filippo Anastasio nel 1721, coll'apporvi questa iscrizione: . SACELLUM EXCITATUM . UBI APOSTOLORUM PRINCIPEM . CONCIONANTEM . CONSTITISSE FERT ANTIQUA , SURRENTINORUM FAMA . INSTAURATUR . ANNO DOMINI MDCCXXI , PHILIPPO ANASTASIO . ARCHIEPISCOPO SURRENTINO . . "... Altra tradizione anche risulta da un'antico manoscritto di Antonino Capece patrizio sorrentino, di esservi stata un tempo in distanza di mezzo miglio dalla citta' di Sorrento verso la strada che conduce al Piano la Cappella di Santa Croce, dove si conservava intagliata in dura pietra una Croce, in memoria del vessillo di nostra redenzione ivi piantato da San Pietro: di poi per ingiuria dei tempi essendo crollata detta cappella, quella pietra fu' attaccata al muro, che allora divideva il podere dei PP. Benedettini dalla pubblica strada, ed i viandanti baciavano con devozione la croce in quella pietra scolpita. Tale fu' l'epoca avventurosa dei sorrentini, in cui riceverono la fede, probabilmente dallo stesso Santo Pontefice; fede che da quell'epoca non è mai vacillata non solo in quella penisola, ma in tutte le regioni, che formano ora il Regno di Napoli, e malgrado che queste nostre provincie si fossero trovate nel dominio degli ariani. Essa si ando' generalmente dilatando, non sensa pero' esser perseguitata, giacche' anche Sorrento ha avuto i suoi martiri e confessori, cio' che rende questa citta' sempre piu' illustre. Ebbe inoltre nella stessa epoca i suoi vescovi, ma come che la chiesa allora era sul nascere, e per conseguenza sotto l'impero della persecuzione, cosi' di questi primi pastori o se ne ignorano totalmente i nomi, o se ne ha qualche notizia oscurissima, al pari dei martiri sorrentini, dei quali appena si son conservati alcuni nomi. V'è qualche autore il quale asserisce d'esser stati sepolti al di la' del Circo ( Cesarano ? ) in campagna, ma non mai se ne sono scoverte le reliquie. . . Scritto riportato quasi fedelmente dal Maldacea.
domenica 6 febbraio 2011
HISTORIA: LA RIVOLTA DEI GLADIATORI. ANFITEATRO DI POMPEI A...
HISTORIA: LA RIVOLTA DEI GLADIATORI. ANFITEATRO DI POMPEI A...: "La sanguinosa mischia che vi si accese fra' gli spettatori Pompeiani e Nocerini nel 59 d.C. costrinse il Senato Romano al tempo dell'Imperat..."
LA RIVOLTA DEI GLADIATORI. ANFITEATRO DI POMPEI ANNO 59 D.C. TACITO ANNALI LIB. XIV - 17
La sanguinosa mischia che vi si accese fra' gli spettatori Pompeiani e Nocerini nel 59 d.C. costrinse il Senato Romano al tempo dell'Imperatore Claudius Germanicus Nero (Nerone), a decretare la sospensione dei Ludi Gladiatorii per ben dieci anni. . " Sub idem tempus levi initio atrox caedes orta inter colonos Nucerinos Pompeianosque gladiatorio spectaculo, quod Livineius Regulus, quem motum senatu rettuli, edebat. quippe oppidana lascivia in vicem incessante(s) probra,dein saxa,postremo ferrum sumpsere, validore Pompeianorum plebe,apud quos spectaculum edebatur, ergo deportai sunt in urbem multi e Nucerinis trunco per vulnera corpore, ac plerique liberorum aut parentum mortes deflebant. cuius rei iudicium princeps senatui, senatus consulibus permisit. et rursus re ad patres relata, prohibit publicae in decem annos eius modi coetu Pompeiani collegiaque,quae contra leges instituerant, dilssoluta; Livineius et qui alii seditionem conciverant exilio multati sunt. . . . ." In quell'epoca si ebbe un fiero massacro tra Nocerini e Pompeiani, originato da una futile causa in occasione dei ludi gladiatori banditi da quel Livineio Regolo, che ho già ricordato espulso dal Senato. Dapprima si scambiarono ingiurie con l'insolenza proprio dei provinciali, poi passarono alle sassate, alla fine ricorsero alle armi, prevalendo i cittadini di Pompei, presso i quali si dava lo spettacolo: Furono, perciò riportati a casa molti di quei di Nocera, col corpo mutilo per ferite, ed in quella città parecchi fra' i cittadini piansero la morte dei figli e dei genitori. Il principe deferi' al Senato il giudizio di questo fatto, il Senato lo affidò ai consoli, poi, quando la faccenda passò di nuovo al Senato, fu deliberato di vietare ai cittadini di Pompei per dieci anni simili pubbliche riunioni; fu poi ordinato lo scioglimento di quelle associazioni che si erano costituite contrariamente alle disposizioni di legge: Livineio e coloro che avevano provocato il tumulto furono condannati all'esilio.
HISTORIA: MIRACOLO DEL PONTE DI ATIGLIANA A SORRENTO OPERATO...
HISTORIA: MIRACOLO DEL PONTE DI ATIGLIANA A SORRENTO OPERATO...: "'... Fra' gli innumerevoli prodigj operati da Dio ad intercessione de' Santi Renato, e Valerio, ve ne ha tre, de' quali è parola nella secon..."
sabato 5 febbraio 2011
HISTORIA: MIRACOLO DEL PONTE DI ATIGLIANA A SORRENTO OPERATO...
HISTORIA: MIRACOLO DEL PONTE DI ATIGLIANA A SORRENTO OPERATO...: "'... Fra' gli innumerevoli prodigj operati da Dio ad intercessione de' Santi Renato, e Valerio, ve ne ha tre, de' quali è parola nella secon..."
MIRACOLO DEL PONTE DI ATIGLIANA A SORRENTO OPERATO DA SAN VALERIO E SAN RENATO
"... Fra' gli innumerevoli prodigj operati da Dio ad intercessione de' Santi Renato, e Valerio, ve ne ha tre, de' quali è parola nella seconda, e terza lezione dell'Uffizio di San Valerio, che conviene ricordare ai Sorrentini, affinchè la loro pieta' maggiormente si accresca verso questi due loro potentissimi tutelari. Allorchè i Longobardi condotti da Rodoaldo principe di Benevento cinsero di assedio la Citta' di Sorrento, un tal Felice sorrentino caduto nelle lor mani fu' destinato a morire. Ma prima che i nemici fossero giunti al luogo, ove avevan designato di metterlo a morte, che si vuole esser stato, quello, che ora Atigliano o Arco del Ponte si appella ( ATIGLIANA ). Felice per schivare la morte che gli sovrastava, si precipito' dal quel ponte, implorando il soccorso di San Valerio, che gli fu' presentissimo; impercioche' dalla valle profonda, ove cadde, usci' salvo ed illeso. I Longobardi meravigliati dell'alto prodigio, divisarono di rendersi propizii quei divi con doni ed offerte, che in gran copia portarono nella loro chiesa, promettendone anche maggiori, qualora con il loro patrocinio fossero riusciti ad impadronirsi della Citta'. Ma i Santi rifiutarono quei doni impuri, i quali furon trovati il giorno appresso fuori della chiesa, per opera tutta del cielo. In vista di questo secondo miracolo gli uomini dalle lunghe alabarde mossi da insana rabbia si recarono a devastare quel tempio, e lo violano con ogni sorta di oltraggio. Ma bentosto furon puniti di loro audacia; impercioche' quei, che cotanto ardirono, essendo invasi dagli spiriti maligni, cosi' violentemente si danno ad urtare le inique lor teste ora contro se stessi a vicenda, ed ora contro le pareti, ed il pavimento del tempio, che restandone fiaccati, infranti, e pesti, con miseranda morte pagarono il fio della loro empieta'. Gli altri Longobardi compresi di alto spavento sciolsero l'assedio della Citta', e tostamente fuggirono. . . Riportato testualmente dall'originale.
HISTORIA: V A N I T A ' N O B I L I A R I ...
HISTORIA: V A N I T A ' N O B I L I A R I ...: "Giacomo Casanova, il famoso avventuriero, si faceva chiamare cavaliere di Saingalt. Nelle sue ' Memorie ' il principe di Ligne raccont..."
V A N I T A ' N O B I L I A R I ( ANEDDOTO )
Giacomo Casanova, il famoso avventuriero, si faceva chiamare cavaliere di Saingalt. Nelle sue " Memorie " il principe di Ligne racconta che quando il Casanova fu presentato all'imperatore Giuseppe II, questi, guardandolo d'alto in basso, sdegnosamente gli disse: " Signore, io disprezzo coloro che comprano i titoli. Ed il Casanova pronto: " E coloro che li vendono. Maestà ? . .
HISTORIA: HISTORIA: U N ' A N G O L O D E L L ' E D E N
HISTORIA: HISTORIA: U N ' A N G O L O D E L L ' E D E N: "HISTORIA: U N ' A N G O L O D E L L ' E D E N: 'Voglio cantare il Tuo Alito Vitale, o' Sito di soave melanconia, in un crepuscolo autunnal..."
venerdì 4 febbraio 2011
HISTORIA: SBARCO DEI TURCHI SARACENI A SORRENTO NELL'ANNO 15...
HISTORIA: SBARCO DEI TURCHI SARACENI A SORRENTO NELL'ANNO 15...: "Nell'Anno 1558 vi fu' l'invasione dei Turchi in Massa Lubrenze ed in Sorrento con la totale rovina di quelle due Citta, avvenimento che ci è..."
HISTORIA: SBARCO DEI TURCHI SARACENI A SORRENTO NELL'ANNO 15...
HISTORIA: SBARCO DEI TURCHI SARACENI A SORRENTO NELL'ANNO 15...: "Nell'Anno 1558 vi fu' l'invasione dei Turchi in Massa Lubrenze ed in Sorrento con la totale rovina di quelle due Citta, avvenimento che ci è..."
SBARCO DEI TURCHI SARACENI A SORRENTO NELL'ANNO 1558 - TRATTO DAL MALDACEA 1844
Nell'Anno 1558 vi fu' l'invasione dei Turchi in Massa Lubrenze ed in Sorrento con la totale rovina di quelle due Citta, avvenimento che ci è stato esattamente tramandato da due Notari, D. Antonio de Turri della Citta' di Massa Lubrenze, D. Antonio Castaldi allora residente a Napoli. Il primo di cui ne fu' testimone oculare, di quanto successe nella sua patria, scrisse il tutto con ogni precisione ed esattezza; ma di Sorrento accenno' appena che fu' parimenti dai Turchi invasa nello stesso giorno. Il secondo, poi, in un suo manoscritto, che tutt'oggi si conserva in Sorrento, ha registrato le seguenti notizie, relativamente alla detta Citta'. . " Nell'Anno 1558 venne quasi all'improvviso l'armata turchesca ne' mari del Regno con 120 vele, e saccheggio' prima la Citta' di Reggio e poscia venne sopra Massa e Sorrento dopo aver fatto nella notte precedente uno sbarco in Sant'Elia e nello scaricatoio, ed affinche' sappiasi come passo' l'affare dico,che il Vicere' sospettando che venisse un'armata navale nemica ne' nostri mari, voleva mandare per guardia di Sorrento dugento soldati spagnuoli, ma dal governo municipale non si vollero ricevere, fidandosi i sorrentini delle loro forze. La mattina intanto de' tredici giugno, prima dell'alba l'armata disbarco' molta gente in Massa, e sotto Ceremenna nel Golfo di Salerno; le galere turche cinsero tutta la costiera e vennero al Capo di Sorrento,e non vedendo gente di guardia sul litorale si avvicinarono alla marina grande: e come che le rupi sono ivi alte, non ardivano di scendere a terra; ma si dice che uno schiavo di un cavaliere della famiglia Correale di Sorrento, si fece vedere da un'altura e chiamo' i turchi suoi nazionali,incoraggiandoli a sbarcare; e si vuole ancora che questo stesso schiavo gli apri' la porta della marina, ed essendo entrati, il primo oggetto di rapina che loro si presento' fu il Monistero di San Giorgio, che era appunto sopra la marina grande, dove catturarono quelle infelicissime monache: dalle colline vicine contemporaneamente discendevano i Turchi, ch'erano disbarcati nel mare di Salerno. . " Nel primo bisbiglio i sorrentini cominciarono a fuggire verso il Piano, che per non essere arrivati i turchi ancora sulla strada consolare, che dal Piano conduce a Sorrento, moltissima gente si pote' salvare, guadagnando i monti di Vico Equenze. . " Il governatore intanto di Sorrento essendo un'uomo coraggiosissimo, e di nazione spagnuolo, credette di poter resistere ad un nemico, il quale era gia' in possesso della piazza: unitosi dunque con D. Pompeo Marzati ed altri cavalieri si serrarono insieme; ma erano in picciol numero, e si stabilirono vicino Porta, innanzi al largo del Castello, ed ivi attesero i turchi, che non tardarono a comparire dalla strada di Sant'Antonino. Allora i cavalieri si cambiarono alcune fucilate; ma ben presto comparvero altri turchi dalla strada de' Sedili, e quindi la zuffa divenne gagliarda, restandovi ucciso il governatore, il quale col suo coraggio tratteneva al loro posto quei pochi cavalieri, che vedendo di poi esser vana ogni difesa, e certa la loro schiavitu' o morte, credettero prudenza di cercar salvamento nella fuga. . " I turchi intanto essendosi resi padroni della citta' entrarono nelle chiese e nelle case, ed uccisero tutte le persone di eta' avanzata, facendo cattivi gran numero di uomini, di donne, fanciulli e monache; bruciarono le abitazioni, dopo di averle saccheggiate, e fecero tutte quelle crudelta', che in casi simili possono praticare uomini barbari e crudeli. Miserabile veramente e lagrimevole spettacolo! . " Larmata dopo di essersi caricata di prede, nel secondo e terzo giorno comparve nelle acque di Procida, ed ivi si fermo' Piali comandante della flotta turca trattenendosi due giorni, aspettando che si facessero i riscatti de' cattivi; e sebbene si mandasse a patteggiare col Bassa', pur tuttavia per la gran tiepidezza de' sorrentini l'armata finalmente parti', sicche' bisogno' in seguito mandare in levante per ottenere la liberta' de' miseri catturati: il Vicere' di Napoli era allora D. Giovanni Manriquez de Lara ". .Dalla maniera con la quale i turchi agirono sembra, che fossero sta diretti da persone, che ben conoscevano quelle localita', e che il piano d'attacco fu' diretto esclusivamente per Massa e Sorrento. Tale disavventura fu molto orribile per quest'ultima, e la rovino' al segno; imperciochè i sorrentini scampati dalla ferocia degli ottomani,venderono i loro poder a vilissimo prezzo, e senza altro ajuto o soccorso si portarono in Costantinopoli per riscattare i loro cittadini e parenti: azione gloriosa che sara' sempre di eterna memoria negli annali della storia Napolitana.
giovedì 3 febbraio 2011
CENNI DI ALCUNE ANTICHE NOBILI FAMIGLIE DI SORRENTO
F A M I G L I A M A R I C O N D A . . .La Famiglia Mariconda credesi che sia venuta da Sorrento. Crebbero molto di reputazione sotto Carlo II de France conte d'Anjou' re di Napoli, per causa di Sorio Mariconda Dottore eccellente di Legge, che fu' Consigliere Regio, e poi da re Roberto, dal quale fu' molto illustrata per le grandi ricchezze, che gli diede. Fa per Arme questa Famiglia, un mezzo leone rampante, azzurro in campo d'oro, con tre' onde azzurre in campo d'argento. . . . FAMIGLIA GUINDAZZO . . . I Guindazzo si stima che la loro origine venga da Sorrento, e furono antichi Signori di Carmiano. Fu' questa Famiglia, molto da re Ladislao, di magistrati, e di ricchezze accresciuta, per l'affezione che portava ad una Maria Guindazzo Sua favorita. Ma morto poi il Re, Giovanna che al Regno successe, in tal maniera l'oppresse, che ne ridusse gli huomini in gran bassezza.; onde fuggendo l'ira Giacopo, honorato Cavaliere, si ridusse in Sicilia, e militando poi sotto Re Alfonso Berenguer conte d'Aragona quindi re di Napoli, gli restitui' quanto la Regina gli aveva tolto, e cosi' ritorno' la detta famiglia allo stato di prima. Fa' per insegna questa famiglia, tre' bande azzurre, ovate poste in campo d'oro. . .
mercoledì 2 febbraio 2011
HISTORIA: U N ' A N G O L O D E L L ' E D E N
HISTORIA: U N ' A N G O L O D E L L ' E D E N: "Voglio cantare il Tuo Alito Vitale, o' Sito di soave melanconia, in un crepuscolo autunnale pervaso d'antico mistero. &..."
U N ' A N G O L O D E L L ' E D E N
Voglio cantare il Tuo Alito Vitale, o' Sito di soave melanconia, in un crepuscolo autunnale pervaso d'antico mistero. Albero solitario, la Tua nudita' spoglia di fronde, fra' i tanti altri sempre verdi, m'infonde un sentimento di concordia e di grata solitudine, mentre lo stormire delle frasche ed il planare delle foglie morte che inseguono il sibilo del vento, aumentano il fascino provvidenziale alla mia Anima appartata. Oh' Albero di forma strana che ascolti il mio canto lacrimevol ma felice, sei Tu, nato in quest'Angolo remoto di beltade, e, lo scorrere del Tempo con le proprie evoluzioni che spoglia del sapore antico, tradir non riuscira' mai il Tuo Alto Lignaggio che mi rapisce in un tremito di indicibile letizia, percorrendo il mio piu' recondito profondo dell'Alma, in questo meriggio di tarda estate. L'idea del Tuo Spettro oh Albero magnifico, sempre vivido sara' nella mia mente...Esser vitale d'Energia...proseguisti sin dalla notte dei tempi e fino al di' dell'Apocalisse a rapir la piu' " franca " delle Alme. ...L'olezzo dell'Humus della Terra, riconduce ancora alla mia mente, sacrali odori cimiteriali che rimembrano aree arcaiche disseminati di sacelli e policromi ninfei. Sotto la neoclassica balaustrata dipinta di un bianco candore fa' da cornice il rigoglioso cappero esteso lungo la cresta della roccia di tufo. Potessi esser li' come un'ape con mente umana, per viaggiare attraverso i Tuoi meandri e gioir le miriadi di paradisiache visioni che presenta il mondo esterno, vedute da infinitesimali angoli prospettici. E Tu', Castagno d'India, con la Tua chioma ampia e folta, e cadùche foglie e frutti simili a castagne, hai la stima del Nobile Cavallo al qual de' corpi estranei cacciasti sempre dalle vie respiratorie. L'Ulivo coi Suoi ramoscelli verdi ed argentee fronde la pace attorno infonde a questo luogo benedetto, ove dell'Universo l'Architetto, l'aspersorio di elemento sacro ne consacro' la terra. Ai pie' dell'alta Quercia, il manto di ghiande ovate nell'autunno, mi riporta a ritroso nel tempo, allorquando ancora infante di mistico pensiero la mia persona ne era gia' pervasa. L'effluvio intorno scaturente da' fiori di Spiga violacea e profumata del " Rosmarinum ", una vena di Sacralita' e di superlativa magnificenza mette intorno. E allora Tu' " Rugiada di Mare " spontanea verzura mediterranea piu' fresca rendi la mia mano quando passando ti accarezza. . . . Pensiero di Alfonso Maria delli Franci . . . . Sant'Agnello di Sorrento 1976
I SEDILI DEL GOVERNO SORRENTINO
Dei Sedili, benche' non si sappia l'epoca precisa in cui furono creati, pure quasi tutti gli scrittori convengono, furono eretti fra' il decimo e l'undicesimo secolo. al tempo degli Svevi. Ruggero il Normanno, poi, annientando la Polizia democratica e ristabilendo la Monarchia, cambio' l'antico sistema ed introdusse nuove disposizioni in queste nostre Province, separando interamente l'Ordine dei Nobili da quello del Popolo, ed alcune famiglie nobili furono ascritte ai Sedili. E qui' è da notarsi che v'erano anche allora due Classi di nobili, una di Sedili, e l'altra fuori di questi, quantunque anch'essa vantasse la sua antichita': quella pero' godente l'onor del Sedile possedeva il diritto di dare il voto nei pubblici affari, cioè nell'imposta dei dazii, nei donativi che si facevano al re, nell'elezione di coloro, che con titolo di eletti avevano da governare l'annona, ed in ogni altra cosa che riguardava il pubblicoreggimento. Sorrento fu' una delle prime citta'del Regno decorata di Sedili, i quali si son conservati per tanti secoli sempre con l'stesso decoro e con la medesima gloria in guisa che dei Signori napoletani hanno spesso ambito di esservi ascritti, come viceversa i sorrentini agognavano di esserlo in quei di Napoli: difatto i Sersale, i Vulcano, i Capece, i Mastrogiudice, i Donnorso erano ascritti al Sedile di Nido di Napoli. Il primo di questi Sedili si denominava, Dominova, ed aveva per impresa una lupa lattante in campo d'oro. Il secondo detto di, Porta, aveva una porta chiusa con tre' chiavistelli. Alla fine poi del passato secolo essendo stati i Sedili, aboliti nel Regno, la nobilta' godente in quelli fu' registrata nel libro d'oro. . . . NUMERAZIONE DELLE FAMIGLIE ASCRITTE AL SEDIL DOMINOVA . . . SERSALE - TEODORO - VULCANO - CORTESE - CAPECE - DONNORSO - MASTROGIUDICE - MOLIGNANO - NOBILIONI - SPASIANO - ANFORA - MARZIALE - OREFICE . . . . NUMERAZIONE DELLE FAMIGLIE ASCRITTE AL SEDIL DI PORTA . . . .CASAMARTI - FALANGOLA - ROMANO - CORREALE - AMMONE - BRANCIA - GUARDATI - DELLA PORTA - MARZATI - MIRO - ROTA - ACCIAPACCI - FIORE . . . Notizie tratte dal Maldacea.
I SEDILI DEL GOVERNO SORRENTINO
Dei Sedili, benche' non si sappia l'epoca precisa in cui furono creati, pure quasi tutti gli scrittori convengono, furono eretti fra' il decimo e l'undicesimo secolo. al tempo degli Svevi. Ruggero il Normanno, poi, annientando la Polizia democratica e ristabilendo la Monarchia, cambio' l'antico sistema ed introdusse nuove disposizioni in queste nostre Province, separando interamente l'Ordine dei Nobili da quello del Popolo, ed alcune famiglie nobili furono ascritte ai Sedili. E qui' è da notarsi che v'erano anche allora due Classi di nobili, una di Sedili, e l'altra fuori di questi, quantunque anch'essa vantasse la sua antichita': quella pero' godente l'onor del Sedile possedeva il diritto di dare il voto nei pubblici affari, cioè nell'imposta dei dazii, nei donativi che si facevano al re, nell'elezione di coloro, che con titolo di eletti avevano da governare l'annona, ed in ogni altra cosa che riguardava il pubblicoreggimento. Sorrento fu' una delle prime citta'del Regno decorata di Sedili, i quali si son conservati per tanti secoli sempre con l'stesso decoro e con la medesima gloria in guisa che dei Signori napoletani hanno spesso ambito di esservi ascritti, come viceversa i sorrentini agognavano di esserlo in quei di Napoli: difatto i Sersale, i Vulcano, i Capece, i Mastrogiudice, i Donnorso erano ascritti al Sedile di Nido di Napoli. Il primo di questi Sedili si denominava, Dominova, ed aveva per impresa una lupa lattante in campo d'oro. Il secondo detto di, Porta, aveva una porta chiusa con tre' chiavistelli. Alla fine poi del passato secolo essendo stati i Sedili, aboliti nel Regno, la nobilta' godente in quelli fu' registrata nel libro d'oro. . . . NUMERAZIONE DELLE FAMIGLIE ASCRITTE AL SEDIL DOMINOVA . . . SERSALE - TEODORO - VULCANO - CORTESE - CAPECE - DONNORSO - MASTROGIUDICE - MOLIGNANO - NOBILIONI - SPASIANO - ANFORA - MARZIALE - OREFICE . . . . NUMERAZIONE DELLE FAMIGLIE ASCRITTE AL SEDIL DI PORTA . . . .CASAMARTI - FALANGOLA - ROMANO - CORREALE - AMMONE - BRANCIA - GUARDATI - DELLA PORTA - MARZATI - MIRO - ROTA - ACCIAPACCI - FIORE
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