HISTORIA: ...: DELLI https://youtu.be/tcI7S1AHifw?t=2 Stemma Gentilizio della Nobil Famiglia delli Franci dei b...
Storia dei Siti della Regione Campania. Leggende. Archeologia. Genealogie. Araldica. Eroi peninsulari. Aneddoti. Botanica. Scritti vari. Musica. Personaggi emblematici della penisola sorrentina nel Tempo e qual dir si voglia argomento interessante ed educativo.
martedì 29 marzo 2016
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domenica 27 marzo 2016
HISTORIA: AVVENIMENTO DELL'ANNO 1501 PRESENTATOSI IN NAPOLI ...
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AVVENIMENTO DELL'ANNO 1501 PRESENTATOSI IN NAPOLI E RIPORTATO NEL CODICE SIGNATO 2. LET. D. NUM. 32 DI CARTE SCIOLTE 197.
AVVENIMENTO DELL'ANNO 1501 PRESENTATOSI IN NAPOLI E RIPORTATO NEL CODICE DELLA BIBLIOTECA DI SANT'ANGELO A NILO SIGNATO 2. LET. D. NUM. 32 DI CARTE SCIOLTE 197. ATTRIBUITO A NOTAR JACOPO
"Adi. XXVIII de Iulio eiusdem Anni 1501. de Jouedi adhora diece allo largo decastelnouo, venne lo Araldo delo gran Capitano delle Cattoliche Maiestate et vicerre GonzaloFerrando illustre conla veste et arme reale et vinte hominidarme con trombecte diece deniro drappelle et caroza de palatio co bechini doje. loqual jorno fofacta unione nfra li gentilhomini dela cita tutta et clerici et citadini gran concorso adlaudem et honore delo Claro Monsignor jacinto deli Franci prencipe jure sanguinis et nunzio pontificio dela real cappelania delpaladini intro castelnouo et agnato de lo Re Alfonso delliragonisi: doppo che fofacto ultimo uiatico da Monsignor Carrafa sene morto naturale anocte de mercoledi ad quattro hora beatamente adanne sectanctanoue: et fo' emisso real banno sennedouesse vestir gramaglie per jorne diece intucta napole et leuar prece per quisto sancto nobilhomo assay di ualor grande pietoso a derelicti lihaueadato confortoet lenimento delsujo uffizio ognor et de munificentia elargendo nel bisogno a pouerelli et fratemonacielle cercante hauea sempre dato prouenda puranco abbrigante et malandrine maj nego ricietto deliberatamente. et poj per suja douitia grande hauendo feuda reale ha facto opere tante assaje per aleuiar miseria de lo popolo uascio di vino et olio et autre gratie per tantanne sempre dalui haueuahuto. Poj anche opere a le claresse gran progressi ha facto a lo monasterio puranco la cappilla del paladini intro castelnouo. et si se ne fo facta concione et solenne pompa le esequie co lo vicerre lo uescouo et clerici tutti nehan dicto laude et recitaro poj jaculatorie alnostro signore jiesuchristo et mariauergine nfra li sancti lotrouera suo posto et nzinaddio sarra sempre sarria cosa justa: poj lo vicerre con nobili tutte caualli li dixe a clerici una cosa et dapoij ne sonaro campane agrave lugubre et piliaro facelle luminarie peraccompagno funerio in pompa se partiro et seueramente andaro inseguiti dalopopolo muto alla fauella che fueronce da circa doimilja persune et ruglio ruglio se ne andaro alo accompagnamento conlo vicerre li conduxe austeramente alo sepulcro dognissante doue ntronarol tedeum et subsequenter da frate fo facta special sepoltura: la dicta gente. ognhom pianga amaramente." ( da un codice della Biblioteca di S. Angelo a Nilo. Carte sciolte attribuite a Notar Iacopo. Gentilmente donato da' Signori Cerbini del quondam Notar Innocenzo. In Archivio privato della famiglia delli Franci, del Barone Alfonso delli Franci. Avvocato. Napoli 1939.
HISTORIA: NOBILE CARLO DELLI FRANCI. CONSOLE DELL'ARTE
HISTORIA: NOBILE CARLO DELLI FRANCI. CONSOLE DELL'ARTE: DELLI FRANCI (Delli Franchi), Carlo. - Maestro scultore napoletano, nacque presumibilmente verso il 1680. Nel 1714 aveva acquisito una cer...
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HISTORIA: U N ' A N G O L O D E L L ‘ E D E N " DI ALFONS...: U N ' A N G O L O D E L L ‘ E D E N Voglio cantare il tuo alito vitale, o’ Sito di soave melanconia,...
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HISTORIA: LA RIVOLTA DEI GLADIATORI. ANFITEATRO DI POMPEI A...: La sanguinosa mischia che vi si accese fra' gli spettatori Pompeiani e Nocerini nel 59 d.C. costrinse il Senato Romano al tempo dell'...
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HISTORIA: G U A R D O I L S I G N O R E - DAL DIARIO DI PA...: G U A R D O I L S I G N O R E Tutti Amici Amici tranne conoscenti Solo io Personalizzata Amici più stret...
sabato 26 marzo 2016
NOBILE CARLO DELLI FRANCI. CONSOLE DELL'ARTE
DELLI FRANCI (Delli Franchi), Carlo. - Maestro scultore napoletano, nacque presumibilmente verso il 1680. Nel 1714 aveva acquisito una certa notorietà se il governatore della chiesa della Ss. Annunziata dell'isola di Procida, A. Scotto, gli commissionò, per un compenso di go ducati, un altare "con gradini di marmo bianchissimo lavorato" (Napoli, Arch. storico del Banco di Napoli, Banco della Pietà, Giornale di cassa, matr. 1338, 30 ott. 1714). Per quest'isola del golfo di Napoli egli lavorerà ancora: nel 1716 - e questa volta per la più importante chiesa del luogo, cioè l'abbazia di S. Michele Arcangelo, protettore dell'isola - realizzò per commissione di Francesco Guarracino "cappellano governatore della cappella della S S.ma Concezione", "un altare di marmo commesso, consistente in due gradini, Mensa, Paliotto con fregi ed ornamenti" (Ibid., Banco del Ss. Salvatore, Giorn. di cassa, matr. 629, 23 nov. 1716).
Intensa fu l'opera del D. per le chiese napoletane più famose: nel 1717 ricevette 120 ducati per le opere di marmo nella chiesa di S. Maria Egiziaca a Pizzofalcone, per incarico della priora, suor Maria Cristina di S. Giovanni Battista (Ibid., Banco della Pietà, Giorn. di cassa, matr. 1388, 20 sett. 1717); nel 1722, per conto della Congregazione dei Ss. Crocifisso in S. Giovanni Maggiore, lavorò, sotto la direzione dell'ing. M. Guglielmelli, al pavimento marmoreo della chiesa, ai pilastri e alla porta, inclusa quella della sacrestia, opere alle quali attenderà sino al 1731.
Nel 1725 era impegnato alla manifattura dell'altare maggiore nella chiesa napoletana di S. Caterina da Siena, su commissione di fra' Venturino Masulli, per la quale ricevette una caparra di 430 ducati. Ma la committenza del D. non fu esclusivamente religiosa: nello stesso anno 1725 lavorava alle colonne che il marchese di Genzano faceva innalzare nel suo nuovo sontuoso palazzo sito in via Medina, a Napoli, in concomitanza con le decorazioni ad affresco, assai mondane e capricciose, che appena vi aveva finito di eseguire il pittore G. Del Po.
Intensi furono i rapporti di lavoro che il D. intrattenne con l'entroterra o con altre regioni del Mezzogiorno d'Italia, soprattutto con la Puglia. Per un compenso di 600 ducati lavorò alle decorazioni marmoree della cappella del Rosario, nella omonima Congregazione della città di Lucera, nell'ottobre 1727; nello stesso periodo lavorava ad una cappella, anch'essa dedicata alla Vergine del Ss. Rosario, per il monastero di S. Domenico, nella medesima Lucera, sopra il disegno dell'architetto M. Nauclerio (Ibid.,Banco dello Spirito Santo, Giorn. di cassa, matr. 1176, 27 sett. 1727, p. 199).
Nell'anno 1728 eseguì, per commissione di Giovanni Antonio Sicola. e per un compenso di 152 ducati, un altare maggiore nella chiesa di S. Maria a Vico, in Arienzo (Caserta). Nel 1730 sovrintese alle decorazioni marmoree per la cappella di S. Domenico nella chiesa di S. Spirito di Palazzo dei padri predicatori di Napoli e nel 1734 decorò di marmi pregiati la cappella del Rosario nella stessa chiesa (Ibid., Banco di S. Giacomo, Giorn. di cassa, matr. 831, 27 ott. 1734, p. 868).
Nel 1731 ebbe contatti col ricco monastero di S. Maria di Donnaregina per alcune decorazioni "in marmo verde antico" (ibid., matr. 789, 21 ag. 1731, p. III).
Nel 1735 fu impegnato nella chiesa dei padri domenicani di S. Anastasia, dedicata alla celeberrima Madonna dell'Arco, per una grande lapide sepolcrale in marmi mischi, "compartita di ricchi fagliami siccome mostra il disegno fatto da Muzio Anaclerio Architetto", opera che fu commissionata dal principe di Castellaneta (Ibid., Banco dello Spirito Santo, Giorn. di cassa, matr. 1300, 27 ott. 1735, p. 516), nonché per altri lavori ornamentali.
Nel medesimo 1735 - anno nel quale rivestiva la carica di console dell'arte - per la cappella di S. Anna, nella chiesa del conservatorio di musica di S. Maria della Pietà dei Turchini, lavorò a diverse opere di marmo, su disegno del regio architetto Gio. Batta Nauclerio, per 132 ducati (Ibid., Banco di S. Eligio,Giorn. di cassa, matr. 1028, 9 ag. 1735), opere che furono terminate nel 1739, allorquando fu completata la balaustrata, su disegno di M. Nauclerio.
Il D. eseguì i disegni per bizzarri camini di gusto rococò, come informa un documento del 1736, secondo il quale egli eseguì, in collaborazione con C. Tammaro, un camino per il principe di Satriano, nel suo palazzo alla Riviera di Chiaia (Ibid., Banco del Ss. Salvatore, Giorn. di cassa, matr. 978, 17 dic. 1736, p. 333). Nella cappella di S. Francesco, ubicata nella chiesa napoletana di S. Diego all'Ospedaletto, eseguì un altare nell'aprile 1736. Nel 1741 realizzò un altare di marmo per la signora di Montorio (Ibid., Banco dello Spirito Santo, Giorn. di cassa, matr. 1389, 7 giugno 1741, p. 434).
È del 1743 l'ultimo documento a noi noto sul D. e si riferisce ancora ad una balaustrata (apprezzatagli dall'ing. B. De Lellis) fatta nella chiesa del conservatorio di musica di S. Maria della Pietà dei Turchini, ma questa volta è quella antistante l'altare maggiore, esempio assai significativo del suo straordinario magistero, tra i più raffinati della grande arte napoletana del marmo del secolo XVIII (Ibid., Banco di S. Maria del Popolo, Giorn. di cassa, matr. 1198, 12 apr. 1743, pp. 615 s.).
Fonti e Bibl.: Napoli, Arch. storico del Banco di Napoli, Banco di S. Giacomo, Giorn. di cassa, matr. 693, 6 luglio 1722, pp. 284 s.; Ibid., Banco di S. Maria della Pietà, Giorn. di cassa, matr. 1531, 8 ag. 1725; Ibid., Banco del Ss. Salvatore, Giorn. di cassa, matr. 780, 8 ag. 1725, p. 22; Ibid., Banco dello Spirito Santo, Giorn. di cassa, matr. 1177, 24 ott. 1727, p. 333; matr. 1210, 10 luglio 1730, p. 866; Ibid., Banco dei poveri, Giorn. di cassa, matr. 1090. 25 sett. 1728, Ibid., Banco della Pietà, Giorn. di cassa, matr. 1785, 28 sett. 1739; L'Arciconfraternita della Ss.ma Trinità dei Pellegrini in Napoli, Napoli 1976, pp. 106, 128, 130 s.; V. Rizzo, Notizie su artisti e artefici dai giornali copiapolizze degli antichi Banchi pubblici napoletani, in Le arti figurative a Napoli nel Settecento, a cura di N. Spinosa, Napoli 1979, pp. 245 s.; G. Fiengo, Organizz. e produzione edilizia a Napoli all'avvento di Carlo di Borbone, Napoli 1983, pp.30, 115, 179 e passim.
Intensa fu l'opera del D. per le chiese napoletane più famose: nel 1717 ricevette 120 ducati per le opere di marmo nella chiesa di S. Maria Egiziaca a Pizzofalcone, per incarico della priora, suor Maria Cristina di S. Giovanni Battista (Ibid., Banco della Pietà, Giorn. di cassa, matr. 1388, 20 sett. 1717); nel 1722, per conto della Congregazione dei Ss. Crocifisso in S. Giovanni Maggiore, lavorò, sotto la direzione dell'ing. M. Guglielmelli, al pavimento marmoreo della chiesa, ai pilastri e alla porta, inclusa quella della sacrestia, opere alle quali attenderà sino al 1731.
Nel 1725 era impegnato alla manifattura dell'altare maggiore nella chiesa napoletana di S. Caterina da Siena, su commissione di fra' Venturino Masulli, per la quale ricevette una caparra di 430 ducati. Ma la committenza del D. non fu esclusivamente religiosa: nello stesso anno 1725 lavorava alle colonne che il marchese di Genzano faceva innalzare nel suo nuovo sontuoso palazzo sito in via Medina, a Napoli, in concomitanza con le decorazioni ad affresco, assai mondane e capricciose, che appena vi aveva finito di eseguire il pittore G. Del Po.
Intensi furono i rapporti di lavoro che il D. intrattenne con l'entroterra o con altre regioni del Mezzogiorno d'Italia, soprattutto con la Puglia. Per un compenso di 600 ducati lavorò alle decorazioni marmoree della cappella del Rosario, nella omonima Congregazione della città di Lucera, nell'ottobre 1727; nello stesso periodo lavorava ad una cappella, anch'essa dedicata alla Vergine del Ss. Rosario, per il monastero di S. Domenico, nella medesima Lucera, sopra il disegno dell'architetto M. Nauclerio (Ibid.,Banco dello Spirito Santo, Giorn. di cassa, matr. 1176, 27 sett. 1727, p. 199).
Nell'anno 1728 eseguì, per commissione di Giovanni Antonio Sicola. e per un compenso di 152 ducati, un altare maggiore nella chiesa di S. Maria a Vico, in Arienzo (Caserta). Nel 1730 sovrintese alle decorazioni marmoree per la cappella di S. Domenico nella chiesa di S. Spirito di Palazzo dei padri predicatori di Napoli e nel 1734 decorò di marmi pregiati la cappella del Rosario nella stessa chiesa (Ibid., Banco di S. Giacomo, Giorn. di cassa, matr. 831, 27 ott. 1734, p. 868).
Nel 1731 ebbe contatti col ricco monastero di S. Maria di Donnaregina per alcune decorazioni "in marmo verde antico" (ibid., matr. 789, 21 ag. 1731, p. III).
Nel 1735 fu impegnato nella chiesa dei padri domenicani di S. Anastasia, dedicata alla celeberrima Madonna dell'Arco, per una grande lapide sepolcrale in marmi mischi, "compartita di ricchi fagliami siccome mostra il disegno fatto da Muzio Anaclerio Architetto", opera che fu commissionata dal principe di Castellaneta (Ibid., Banco dello Spirito Santo, Giorn. di cassa, matr. 1300, 27 ott. 1735, p. 516), nonché per altri lavori ornamentali.
Nel medesimo 1735 - anno nel quale rivestiva la carica di console dell'arte - per la cappella di S. Anna, nella chiesa del conservatorio di musica di S. Maria della Pietà dei Turchini, lavorò a diverse opere di marmo, su disegno del regio architetto Gio. Batta Nauclerio, per 132 ducati (Ibid., Banco di S. Eligio,Giorn. di cassa, matr. 1028, 9 ag. 1735), opere che furono terminate nel 1739, allorquando fu completata la balaustrata, su disegno di M. Nauclerio.
Il D. eseguì i disegni per bizzarri camini di gusto rococò, come informa un documento del 1736, secondo il quale egli eseguì, in collaborazione con C. Tammaro, un camino per il principe di Satriano, nel suo palazzo alla Riviera di Chiaia (Ibid., Banco del Ss. Salvatore, Giorn. di cassa, matr. 978, 17 dic. 1736, p. 333). Nella cappella di S. Francesco, ubicata nella chiesa napoletana di S. Diego all'Ospedaletto, eseguì un altare nell'aprile 1736. Nel 1741 realizzò un altare di marmo per la signora di Montorio (Ibid., Banco dello Spirito Santo, Giorn. di cassa, matr. 1389, 7 giugno 1741, p. 434).
È del 1743 l'ultimo documento a noi noto sul D. e si riferisce ancora ad una balaustrata (apprezzatagli dall'ing. B. De Lellis) fatta nella chiesa del conservatorio di musica di S. Maria della Pietà dei Turchini, ma questa volta è quella antistante l'altare maggiore, esempio assai significativo del suo straordinario magistero, tra i più raffinati della grande arte napoletana del marmo del secolo XVIII (Ibid., Banco di S. Maria del Popolo, Giorn. di cassa, matr. 1198, 12 apr. 1743, pp. 615 s.).
Fonti e Bibl.: Napoli, Arch. storico del Banco di Napoli, Banco di S. Giacomo, Giorn. di cassa, matr. 693, 6 luglio 1722, pp. 284 s.; Ibid., Banco di S. Maria della Pietà, Giorn. di cassa, matr. 1531, 8 ag. 1725; Ibid., Banco del Ss. Salvatore, Giorn. di cassa, matr. 780, 8 ag. 1725, p. 22; Ibid., Banco dello Spirito Santo, Giorn. di cassa, matr. 1177, 24 ott. 1727, p. 333; matr. 1210, 10 luglio 1730, p. 866; Ibid., Banco dei poveri, Giorn. di cassa, matr. 1090. 25 sett. 1728, Ibid., Banco della Pietà, Giorn. di cassa, matr. 1785, 28 sett. 1739; L'Arciconfraternita della Ss.ma Trinità dei Pellegrini in Napoli, Napoli 1976, pp. 106, 128, 130 s.; V. Rizzo, Notizie su artisti e artefici dai giornali copiapolizze degli antichi Banchi pubblici napoletani, in Le arti figurative a Napoli nel Settecento, a cura di N. Spinosa, Napoli 1979, pp. 245 s.; G. Fiengo, Organizz. e produzione edilizia a Napoli all'avvento di Carlo di Borbone, Napoli 1983, pp.30, 115, 179 e passim.
HISTORIA: L ' I N V I D I A . ALFONSO MARIA DELLI FRANCI
HISTORIA: L ' I N V I D I A . ALFONSO MARIA DELLI FRANCI: Alfonso Maria delli Franci, Edizioni private senza scopo di lucro " Fontanelle ". TALVOLTA QUEL CHE STENTI...
L ' I N V I D I A . ALFONSO MARIA DELLI FRANCI
Alfonso Maria delli Franci,
Edizioni private senza scopo di lucro " Fontanelle ".
TALVOLTA QUEL CHE STENTIAMO A CREDERE PUO’ RIVELARSI REALTA'
B R E V I S T O R I E C U R I O S E REALMENTE ACCADUTE
" L ' I N V I D I A "
Allorquando Molindo, dragumano eccellente convinse i clienti esotici delle lontane Americhe di assumerlo come Cicerone per la visita della vetusta Civitas dei Giulii ,dove Silla Lucio della Gens dei Cornelii, di ritorno dalla guerra contro Mitridate VI Re del Ponto, ne fece il Sito ambito per i legionari ed i veterani Ufficiali della sua Armata, ormai stremati delle interminabili campagne marziali e delle battaglie campali lungo le coste mediterranee e del lontano medio oriente, ed intimoriti della ormai invivibile Roma Quiritaria... l'Urbe, che abbondava di crimini e di complotti, dei tumulti e le sollevazioni della plebe della romana Suburra; attratti dall’amenita’ del luogo mitico delle Sirene di Odisseo, il re di Itaca, ed ammaliati dal clima mite e dal fantasioso " esistere " dei dorico-ellenici della greca Neapolis, ne fecero essi, di questa leggendaria costa Omerica, la " Pausillipon "... la tregua al dolore dagli ormai lontani affanni dei lunghi anni trascorsi nelle dure Campagne per la Gloria di Roma. Ebbero Essi finalmente trovato la Florida della Caput Mundi. Avanzando quindi Molindo, in maniera lesta verso i cancelli della Città antica s’imbatte’ ad'un tratto nella triste figura di Linardo, anch’Egli Cicerone, che in maniera ossessiva tentava di realizzare il suo quotidiano ingresso nell’area archeologica attraverso l’accaparramento di turisti esotici nell’inverno rigido, mesto e desolato, dove la spoglia vegetazione e gli alberi dai rami privi di fronde protesi verso il grigio cielo d'inverno quasi imploranti Giove tonante di smetterla di inviar saette serpeggianti dal plumbeo cielo coperto da intense gonfie nere nubi di pioggia scrosciante, e precipitante giu' vertiginosamente sulle rovine della mistica Civitas profilando un infernale e lugubre paesaggio che rimembrava l’Ade; il Regno delle Ombre. All'incedere di Molindo dal viso ilare e rubicondo e dai tratti fisiognomici molto marcati riconducenti alla mente quelli di un gladiatore seguito dagli ignari forestieri di oltre oceano protetti dai neri grandi ombrelli a riparo della impetuosa pioggia piombante rovinosamente giu', a catinelle, e che tardava mitigare, Linardo impallidi’ nel vederlo avanzare lieto ed ormai dimentico dell’affannosa ricerca delle prede finalmente tratte in pugno, che gli avrebbero cosi’ consentito il meritato guadagno di un lieto benche’ plumbeo ed uggioso giorno di lavoro, aggiunto ad un sospirato indice di gradimento attraverso magnanima profusione di ulteriore pecunia gratis et amore Dei, quindi di lauta e sospirata gratifica, forse meritata per l’egregia, ma dubbia maniera di esporre i fatti dai forestieri a malapena compresi per il gramo lessico dell’idioma esposto mediante traduzione letterale dal suo’ scarno inconprensibile italico autoctono, e spoglio del necessario lessico che accerta il chiaro interloquire; ma, di buon grado benvenuto con meraviglia dagli interlocutori esteri trovantesi al cospetto d’un’raro animale in fase d'estinzione che ricordava vagamente non per dati fisiognomici, ma per professional deformazione, quello di un Ciuco. Linardo, era da tempo immemore illustre per la sua innata capacita’di infondere inconsciamente la pratica del "fascinum “, che negli arcani tempi di Roma i Quiriti condannarono con la delapidazione laddove se ne fosse accertata la pratica; seguì lungamente Molindo col suo sguardo torvo che lo contraddistingueva dal resto della cordata, e, con occhi satanici d’un tal vitreo colore che a guardarli intensamente rivelavano chiaramente l'intimo mondo infernale inducenti a distoglier lo sguardo; il suo aspetto lungo e smilzo e scarno in viso quasi altero ed altezzoso, dalle movenze degli arti inferiori tendenti all'oscillare ed un po’ sgraziatamente e deambulanti per l’appoggiar delle palme dei piedi per terra come le zampe d’un’oca dal movimento aritmico all'affondar dell'arto destro con forza sul selciato, univa l' espressione triste-allegra e dal sogghigno delle sottili labbra dischiuse. Facendo oscillare lentamente la testa a destra e a manca, accompagnava’ Molindo lontano, fino ai Fornici della Octava Porta, ingoiando praticamente saliva amara prodotta dal sentimento del livore ; lo si capi' dall’evidente apparire del suo continuo deglutire, ed il Pomo di Adamo alquanto prominente che sembrava andar su e giù mentre schiudeva e richiudeva le labbra e la bocca arcuata tendente verso il basso, offrendo l’espressione di mestizia per il rammarico di non esser stato lui l’artefice di quell’affare ormai carpito da Molindo e per lui irrimediabilmente perduto!! Sembra che proferisse alcuni fonemi incomprensibili, quasi come dire:" cosa ci vuoi fare!", come se a ‘Molindo non fosse concesso ma soltanto a lui il sorriso dalla vita e dalla provvidenza divina , dato che’ questo fu’ il dramma nel corso del suo vivere terreno: " il sentimento dell'invidia" ed il livore verso il mondo, poiche’ sol per se’ avrebbe voluto il tutto e nulla agli altri. Si disse che fu' pur'anche jettatore al tempo stesso, e che pur non intenzionalmente ebbe facolta' di fulminare chi gli ostacolasse il passo, e lo dimostro' il fatto che d'improvviso Il l cielo si tramuto' nell'inferno di Caronte divenendo di sorpresa come il nero vulcanico ... nero come la pece; e dalle tenebrose e gonfie nubi si apri' una bocca profonda che vomito' fulmineamente e vertiginosamente una violenta pioggia scrosciante che dal cielo precipitava rovinosa ed incessante, tanto da apparire a dir poco il diluvio universale. Un'immensa saetta serpeggiante colpi’ poco distante da noi increduli un pino secolare che vedemmo crollare poco dopo l'ingresso degli americani guidati da Molindo nell’arcaica Civitas. Poi, ad un tratto, si vide ripiegare gli stessi verso l’uscita, impressionati dal nubifragio e dall'improvviso scarico dal cielo di grani di ghiaccio grossi come noci. A malapena i visitatori di oltreoceano riuscirono a farla franca e, la tempesta non risparmio' i malcapitati dagli inevitabili slittamenti e capitomboli lungo la erta e ripida strada trascinati dalla cascata d'acqua precipitante rovinosamente verso il basso senza tregua, e non senza arrecare danno agli sventurati ,mentre noi si guardava increduli il triste avvenimento. Quando Giove tonante mitigo' quindi la sua ira, si volle dai semplici, che il terrificante evento climatico fosse stato causato dalla malaugurante figura di Linardo, che, azzero’ , si disse, col suo " fascinum " da incallito jettatore, l’ambita preda tanto agognata da Molindo, ed aver cosi', inconsciamente compiuto come Giove tonante, la sua terribile vendetta!! 1979.
HISTORIA: U N ' A N G O L O D E L L ‘ E D E N " DI ALFONS...
HISTORIA: U N ' A N G O L O D E L L ‘ E D E N " DI ALFONS...: U N ' A N G O L O D E L L ‘ E D E N Voglio cantare il tuo alito vitale, o’ Sito di soave melanconia,...
U N ' A N G O L O D E L L ‘ E D E N " DI ALFONSO MARIA DELLI FRANCI . 1971
Voglio cantare il tuo alito vitale, o’ Sito di soave melanconia, in un crepuscolo autunnale pervaso di antico mistero.
Albero solitario, la tua nudita’ spoglia di fronde fra’ i tanti altri sempre verdi m’infonde un sentimento di concordia e di grata solitudine, mentre lo stormire delle frasche e il planare delle foglie morte che inseguono il sibilo del vento aumentano il fascino provvidenziale alla mia anima appartata
O’ Albero di forma strana che ascolti il mio canto lacrimevol ma felice, tu sei nato in quest’angolo remoto di beltade, e, lo scorrere del tempo con le proprie evoluzioni che spoglia del sapore antico tradir non riuscira’ mai il Tuo alto lignaggio che mi rapisce in un tremito di indicibile letizia, percorrendo il mio piu’ recondito profondo dell’Alma, in questo meriggio di tarda estate.
L’idea del tuo spettro o’ Albero magnifico, sempre vivido sara’ nella mia mente; Esser vitale d’energia; proseguisti sin dalla notte dei tempi e fino al di’ dell’Apocalisse a rapir la piu’ “ franca “ delle Alme.
… L’olezzo dell’humus della terra riconduce ancora alla mia mente sacrali odori cimiteriali che rimembrano aree arcaiche disseminate di sacelli e policromi ninfei.
Sotto la neoclassica balaustrata dipinta di un bianco candore fa’ da cornice il rigoglioso cappero esteso lungo la cresta della roccia di tufo. Potessi essere li’ come un’ape con mente umana per viaggiare attraverso i tuoi meandri e gioire le miriadi di paradisiache visioni che presenta il mondo esterno, vedute da infinitesimali angoli prospettici.
E Tu’, Castagno d’India, con la tua chioma ampia e folta e caduche foglie, i tuoi fiori bianchi raccolti in pannocchie e frutti simili a castagne hai la stima del nobil Cavallo..
L’ulivo coi suoi ramoscelli verdi ed’argentee fronde la pace attorno infonde a questo luogo benedetto, ove , dell’universo l’Architetto, l’aspersorio di elemento sacro ne consacro’ la terra.
Ai pie’ dell’alta quercia il manto di ovate ghiande nell’autunno mi riporta a ritroso nel tempo allorquando ancora infante di mistico pensiero la mia persona mesta ne era gia’ pervasa.
L’effluvio intorno scaturente da’ fiori di spiga violacea e profumata del “ rosmarinum “ una vena di sacralita’ e di superlativa magnificenza crea nell’aire, e allora tu’, rugiada di mare, spontanea mediterranea verzura, piu’ fresca rendi la mia mano quando passando t’accarezza.
Alfonso Maria delli Franci
Contemplando il mare da una vetusta villa di Sorrento in un meriggio di tarda estate. 1971.
Albero solitario, la tua nudita’ spoglia di fronde fra’ i tanti altri sempre verdi m’infonde un sentimento di concordia e di grata solitudine, mentre lo stormire delle frasche e il planare delle foglie morte che inseguono il sibilo del vento aumentano il fascino provvidenziale alla mia anima appartata
O’ Albero di forma strana che ascolti il mio canto lacrimevol ma felice, tu sei nato in quest’angolo remoto di beltade, e, lo scorrere del tempo con le proprie evoluzioni che spoglia del sapore antico tradir non riuscira’ mai il Tuo alto lignaggio che mi rapisce in un tremito di indicibile letizia, percorrendo il mio piu’ recondito profondo dell’Alma, in questo meriggio di tarda estate.
L’idea del tuo spettro o’ Albero magnifico, sempre vivido sara’ nella mia mente; Esser vitale d’energia; proseguisti sin dalla notte dei tempi e fino al di’ dell’Apocalisse a rapir la piu’ “ franca “ delle Alme.
… L’olezzo dell’humus della terra riconduce ancora alla mia mente sacrali odori cimiteriali che rimembrano aree arcaiche disseminate di sacelli e policromi ninfei.
Sotto la neoclassica balaustrata dipinta di un bianco candore fa’ da cornice il rigoglioso cappero esteso lungo la cresta della roccia di tufo. Potessi essere li’ come un’ape con mente umana per viaggiare attraverso i tuoi meandri e gioire le miriadi di paradisiache visioni che presenta il mondo esterno, vedute da infinitesimali angoli prospettici.
E Tu’, Castagno d’India, con la tua chioma ampia e folta e caduche foglie, i tuoi fiori bianchi raccolti in pannocchie e frutti simili a castagne hai la stima del nobil Cavallo..
L’ulivo coi suoi ramoscelli verdi ed’argentee fronde la pace attorno infonde a questo luogo benedetto, ove , dell’universo l’Architetto, l’aspersorio di elemento sacro ne consacro’ la terra.
Ai pie’ dell’alta quercia il manto di ovate ghiande nell’autunno mi riporta a ritroso nel tempo allorquando ancora infante di mistico pensiero la mia persona mesta ne era gia’ pervasa.
L’effluvio intorno scaturente da’ fiori di spiga violacea e profumata del “ rosmarinum “ una vena di sacralita’ e di superlativa magnificenza crea nell’aire, e allora tu’, rugiada di mare, spontanea mediterranea verzura, piu’ fresca rendi la mia mano quando passando t’accarezza.
Alfonso Maria delli Franci
Contemplando il mare da una vetusta villa di Sorrento in un meriggio di tarda estate. 1971.
venerdì 25 marzo 2016
HISTORIA: G U A R D O I L S I G N O R E - DAL DIARIO DI PA...
HISTORIA: G U A R D O I L S I G N O R E - DAL DIARIO DI PA...: G U A R D O I L S I G N O R E Tutti Amici Amici tranne conoscenti Solo io Personalizzata Amici più stretti...
G U A R D O I L S I G N O R E - DAL DIARIO DI PATRIZIA MARIA ANTONIETTA DELLI FRANCI. 1975
G U A R D O I L S I G N O R E
...Sul sentiero del dolore, nel deserto della vita, sei l’amico che offre amore, alleviando ogni ferita…
E ti vedo nel viandante, che al passar rende un saluto e nel povero che tende la sua mano, e in chi e’ solo e in questo mondo s’e’ perduto…
E ti sento nel patir di chi e’ malato e nel pianto di chi grida di lontano…nel lamento dell’oppresso, o tormentato.
Se pur creasi un quadro di valor, o conponesi in versi una poesia… Scolpissi anche una statua tutta d’or, cantassi la piu’ bella melodia, sarebbe inutil cosa il mio operar… perche’ sei Tu candore e fantasia, canto di gioia racchiuso nel mio cuor.
Tu, che alla sera ascolti il mio pregar doni conforto, pace ed armonia… Nell’osservar l’Imagine Tua Santa, languor nell’anima, pena e commozione… che la Tua Croce hai dovuto trascinar fin sul Calvario, e la tua rassegnazione…
Cuore di Re, cuore di bambino, che un pettirosso venne a te vicino, macchiandosi le piume col Tuo sangue… versato ad’inebriar come sorgente pura, la terra inaridita, senza cura… cui giace il seme che non puo’ dar vita…
Per il Tuo Sangue e per Tua cagione, spuntato e’ il primo fior della Passione… su questa terra prima sterile e infeconda, si culla al sole il frutto sulla fronda… dalle Tue calde lacrime , come di rugiada, pregna fu’ l’erba della Santa Strada…
Si spense il Tuo sospir, per dare nuova vita ad’ogni cuore, donargli il fremito dell’eterno amore.
Volasti al ciel, soffrendo ancor ferite e piaghe, di Spine e Chiodi che l’anno tormentato, mentre il Tuo dolce Volto di pallore assorto, divenne luce ardente per l’umanita’… luce d’una stella, quella piu’ vicina e fulgida e piu’ bella.
Se siamo soli, nella sera e nell’oscurita’, guardiamo il cielo e Tu sei sempre la’ con gli Angeli , i Santi e con Maria, a chiederci bonta’, a farci compagnia…
Racconta il suo romanzo il gran libro del Tempo e volge le sue pagine perdendole nel vento… Tu le raccoglierai, giorno dopo giorno ancor le leggerai: per un’istante sognerai teneramente quel giorno in cui l’errante umanita’ lo sguardo volgera’ a un unico orizzonte, e in un sol cuore, serenamente si addormentera’…
Sant’Agnello di Sorrento 1975. Dal Diario di
Patrizia Maria Antonietta delli Franci.
E ti vedo nel viandante, che al passar rende un saluto e nel povero che tende la sua mano, e in chi e’ solo e in questo mondo s’e’ perduto…
E ti sento nel patir di chi e’ malato e nel pianto di chi grida di lontano…nel lamento dell’oppresso, o tormentato.
Se pur creasi un quadro di valor, o conponesi in versi una poesia… Scolpissi anche una statua tutta d’or, cantassi la piu’ bella melodia, sarebbe inutil cosa il mio operar… perche’ sei Tu candore e fantasia, canto di gioia racchiuso nel mio cuor.
Tu, che alla sera ascolti il mio pregar doni conforto, pace ed armonia… Nell’osservar l’Imagine Tua Santa, languor nell’anima, pena e commozione… che la Tua Croce hai dovuto trascinar fin sul Calvario, e la tua rassegnazione…
Cuore di Re, cuore di bambino, che un pettirosso venne a te vicino, macchiandosi le piume col Tuo sangue… versato ad’inebriar come sorgente pura, la terra inaridita, senza cura… cui giace il seme che non puo’ dar vita…
Per il Tuo Sangue e per Tua cagione, spuntato e’ il primo fior della Passione… su questa terra prima sterile e infeconda, si culla al sole il frutto sulla fronda… dalle Tue calde lacrime , come di rugiada, pregna fu’ l’erba della Santa Strada…
Si spense il Tuo sospir, per dare nuova vita ad’ogni cuore, donargli il fremito dell’eterno amore.
Volasti al ciel, soffrendo ancor ferite e piaghe, di Spine e Chiodi che l’anno tormentato, mentre il Tuo dolce Volto di pallore assorto, divenne luce ardente per l’umanita’… luce d’una stella, quella piu’ vicina e fulgida e piu’ bella.
Se siamo soli, nella sera e nell’oscurita’, guardiamo il cielo e Tu sei sempre la’ con gli Angeli , i Santi e con Maria, a chiederci bonta’, a farci compagnia…
Racconta il suo romanzo il gran libro del Tempo e volge le sue pagine perdendole nel vento… Tu le raccoglierai, giorno dopo giorno ancor le leggerai: per un’istante sognerai teneramente quel giorno in cui l’errante umanita’ lo sguardo volgera’ a un unico orizzonte, e in un sol cuore, serenamente si addormentera’…
Sant’Agnello di Sorrento 1975. Dal Diario di
Patrizia Maria Antonietta delli Franci.
HISTORIA: DRAMMA MAJOR. DRAMMA MAJOR - LA PROCESSIONE DEL VE...
HISTORIA: DRAMMA MAJOR. DRAMMA MAJOR - LA PROCESSIONE DEL VE...: " PROCEDENDO LENTAMENTE E NEL SILENZIO DELLA NOTTE IN PROCESSIONE. " .... Sembrano delle Ombre silenziose che la notte ric...
DRAMMA MAJOR. DRAMMA MAJOR - LA PROCESSIONE DEL VENERDI' SANTO. - PENSIERO DI ALFONSO MARIA DELLI FRANCI - ANNO 1968
" PROCEDENDO LENTAMENTE E NEL SILENZIO DELLA NOTTE IN PROCESSIONE. " .... Sembrano Ombre silenziose che la notte richiama col fascino dei suoi colori ; gli Uomini che intonano il Miserere di David e la preghiera penitenziale del dolore per il peccato di adulterio e di omicidio si trasforma in catena di lamenti che imprigionano l'anima nella sofferenza e nell'angustia. Le note che scandiscono l'agonia sospendono l'anima che carpisce toni di dolore ed accenti di disperazione, intuendo gli eterni silenzi, mentre intorno tutti trattengono il respiro. Si procede lentamente e la natura assume viepiu' elevato grado di immortalità ; non una foglia che s'agiti, e tutto sembra fermarsi come al comando d'una magica bacchetta. Man mano che la notte avanza, la processione acquista accentuata spiritualità cui fa' eco nelle coscienze una pausa al silenzio, e nel creato un'interruzione alla mobilita'mentre guardo i simboli del Dramma Major che l'umano essere abbia mai vissuto nel tempo. Ascolto le lugubri note che lacerano i veli del tempo, ed ogni atto rivive nell'avvincente interpretazione con grandiosa intensità. L'ordine esteso degli uomini neri nel mentre che il buio evolve, guadagna un'enfatico misticismo che riflette nel discernimento ed ogn'uno invita al silenzio ed al creato una sospensione all'inerzia. La Volta Celeste in questa ricorrenza conforma le sue tinte, rinunciando ai gradi azzurri, mentre il grigio esangue del piombo investe le nuvole, ed un'arcano colore devasta l'infinito !! Le Tenebre evocano i silenti neri fantasmi con la magia delle ombre. Le Nere Sagome accennano all'umile richiesta espiatoria del cordoglio per il delitto di adulterio, e mutano il tutto in una successione infinita di gemiti che rapiscono le coscienze nell'angoscia, ed il salmo penitenziale attraverso il cielo vola all'Eterno Dio. I funerei accenti squarciano gli offuscamenti del tempo andato, ed ogni azione si rinnova nell'affascinante recita con enfasi !! Il Soffio vitale è interrotto dal canto che pronuncia l'agonia, ed ogn'un ritarda il respiro captando le assenze del rumore senza tempo !! Frattanto che la potenza generatrice assume più nobile condizione di immortalità, il nero androgino progredisce flemmaticamente nella totale assenza dello stormire delle fronde nel tutto immoto, nel tutto Nulla !! Alfonso Maria delli Franci. 1968
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